
Mi chiamo Elena Grassi e firmo le mie opere con il nome di aryavisual.
Parallelamente alla mia formazione scientifica, ho iniziato un percorso artistico che porto avanti da oltre trent’anni, esplorando linguaggi e materiali diversi. Ho lavorato con la pittura a olio e acrilico, la grafite, il collage, la videoarte, fino ad arrivare agli NFT e agli strumenti digitali. Ogni fase è stata per me un’occasione per sperimentare e approfondire il mio rapporto con l’immagine, il gesto e la materia.
Negli ultimi anni ho messo a punto una tecnica che chiamo intreccio: un processo manuale in cui due immagini vengono tagliate e intrecciate come trama e ordito. Questo metodo mi permette di lavorare sulla percezione, sulla stratificazione dell’immagine e sul rapporto tra visione e memoria.
Continua a essere una tecnica in evoluzione, che affianco alla tecnica mista, con acrilico, grafite e di mezzi digitali.
Ho partecipato a diverse mostre, tra collettive e personali, in gallerie e spazi pubblici. Tra le più recenti:
- Essere Italiani – Mostra finalisti – Spazio Isola Set, Palazzo Lombardia, Milano – 2024
- Corpi – Collettiva a quattro – Galleria Via Varese 6, Milano – 2019
- Il corpo specchio dell’esistenza – Circuiti Dinamici, Milano – 2019
- Mondi che parlano – CAM, C.so Garibaldi 27, Milano – 2019
- Al di là del velo: Stop Violence – Mostra personale – Sala Comunale, Albavilla – 2019
- Bi-personale – I Sentieri del Vento, via Santa Marta 19, Milano – 2018
- Personale – Metropolis Café, via Vittor Pisani, Milano – 2013
Ho inoltre partecipato a concorsi e mostre tra il 2007 e il 2012, in contesti come il Premio Nazionale Città di Novara, Palazzo Stella di Genova, Galleria Sabrina Falzone, e altre collettive.
Nell’ambito di videoarte, ho esposto in Triennale di Milano, MACRO di Roma, Museo Pecci di Prato, e in altri contesti in Italia e all’estero tra il 2007 e il 2011.
Oggi preferisco esporre in autonomia, in occasione di mercatini d’arte selezionati in spazi iconici della città di Milano, come i Navigli, la Martesana e via Bagutta.
Scelgo questi contesti perché mi permettono di essere libera, indipendente e in contatto diretto con chi guarda il mio lavoro, al di fuori dei circuiti tradizionali di gallerie e concorsi.


