
In un’epoca in cui l’immagine è ovunque – fluida, digitale, replicabile all’infinito – ho sentito il bisogno di rallentare lo sguardo. Di attraversare la superficie visiva, e riscoprire il valore del gesto manuale, del frammento, dell’imperfezione. È da questo bisogno che nasce la mia tecnica, che chiamo intreccio visivo.
La tecnica
Si tratta di una tecnica mista e sperimentale, che unisce immagini di diversa origine in un processo artigianale e concettuale di trasformazione. Le fonti iconografiche sono molteplici: fotografie scattate da me, immagini elaborate digitalmente, materiali generati tramite intelligenza artificiale, oppure elementi provenienti da riviste, libri illustrati, giornali, fino ad arrivare a mie opere pittoriche su carta.
Il processo varia in base alla natura dell’immagine. Quando parto da una fotografia o un’immagine digitale, stampo due versioni della stessa immagine, con leggere variazioni di scala, contrasto, posizione o tempo. Creo così un “doppio” da intrecciare. In altri casi, soprattutto quando utilizzo fonti cartacee trovate o opere pittoriche originali, accosto due immagini differenti, scelte per affinità cromatiche, concettuali o visive.
A quel punto, inizia la parte fisica e meditativa del lavoro: taglio una delle due immagini in strisce verticali, a volte dritte, altre volte con un andamento ondulato, quasi come un battito ritmico. L’altra immagine viene tagliata in strisce orizzontali. Poi intreccio le due griglie come si intrecciano trama e ordito in un tessuto.
Il risultato
Un’immagine nuova, stratificata, viva. Qualcosa che vibra. L’occhio riconosce il soggetto, ma non lo afferra del tutto: è come se fosse immerso in un liquido, oppure affiorasse dalla memoria. C’è un’oscillazione continua tra ordine e disordine, tra immagine e materia, tra visione e percezione.
Ogni intreccio è unico. Non replicabile. Porta con sé la fisicità del gesto, ma anche la traccia della sua origine visiva. Il mio obiettivo non è solo produrre un oggetto estetico, ma creare un’esperienza percettiva: un invito a guardare diversamente, a rallentare, a perdersi nei dettagli, nelle pieghe dell’immagine, nelle sue assenze.
In questo senso, l’intreccio diventa per me un atto poetico, un modo per dialogare con il tempo, con la memoria, con il caos visivo del presente. È il mio modo di riportare il corpo dentro l’immagine. E anche, forse, di ricucire uno sguardo.
La sperimentazione
Se vuoi vedere alcune delle mie opere realizzate con la tecnica dell’intreccio, puoi seguirmi su Instagram, dove condivido immagini, video e momenti del mio processo creativo.
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Attualmente sto lavorando a diverse collezioni tematiche: tra queste, La trama di Milano, ispirata alla mia città, e Trame d’autore, che rielabora immagini iconiche della storia dell’arte. Le opere sono disponibili in occasione di mercatini, eventi d’arte e mostre: se vuoi restare aggiornato, ti invito a iscriverti alla newsletter o a scrivermi direttamente.